Non si può dire chi sia stato il primo a portare le fragole a Sommariva Perno. Ma certo il merito di aver provato il nuovo frutto va a Giuseppe Cane, Pinotu 'd Mancin, dei Bonini, il quale, nel 1928, portò i primi cestini al mercato di Bra e li vendette bene. La crisi del ’29 bloccò però quel primo embrionale tentativo di commercializzazione. Toccò così a Giovanni Ardito, Bartolomeo Dova e Andrea Gramaglia, sempre dei Bonini, cominciare a fare apprezzare quel frutto sui mercati. E' il 1938. «Ero andato al mercato di Bra – racconta Ardito – a vendere gli asparagi. Si mise a piovere. Andammo, io e Dova, a comprarci del pane. Vedemmo un gruppo di persone intente, ci sembrava, a bisticciare. Siamo andati a vedere. C'erano una madre e una figlia, di San Michele, con alcuni cestini di fragole. I bottegai se le strappavano di mano a 4 lire al chilo. Noi incassavamo 3/4 lire degli asparagi. Dova aveva un reu (piccolissimo appezzamento di terreno, n.d.a.) in Casarej e disse che avrebbe cominciato». E così fu.
Da dove proveniva questo frutto? Due le ipotesi, entrambe suggestive: secondo alcuni, direttamente dalla Francia, dove molti sommarivesi si recavano stagionalmente per cercare lavoro, lasciando le loro colline allora grame. Secondo altri, da molto più vicino: semplicemente dai giardini del castello di Mirafiori, dove le fragole erano giunte, quasi sicuramente dalla Francia, quando, nel '700, erano stati creati i giardini stessi. «Le prime piantine – ricordava Giuseppe Cane, classe 1903 – le avevo piantate io prima del '30. Le avevo avute da Tartiflun (Viale Giovanni, che aveva una cascina in località Piano-Bonini, n.d.a.) del quale ero mezzadro. Le prime le ho messe sui bric dij Binin. Facevo però molta fatica a venderle, perché negli anni '30, in tempo di crisi, nessuno le comprava». Dopo la guerra il frutto si cominciò a vendere bene e allora un negoziante fornì, sempre a Giuseppe Cane, un camion di cestini che Pinotu distribuì nella zona dei Bonini, in Piano, alla Ciura, ai Placioni. Siamo nei primissimi anni '50 ormai e i “pionieri” capiscono che possono fare a meno di dipendere da un unico raccoglitore e dai suoi prezzi imposti: sentono l’esigenza del mercato e lo fanno nascere proprio ai Bonini, il primo “posto delle fragole” di Sommariva Perno. «Il mercato nacque proprio al bivio dij Binin, all'incrocio con la provinciale». Lo testimonia Giovanni Ardito. «Lì c'era un grosso pioppo alla cui ombra portammo i primi carretti. Eravamo io, Pinotu 'd Mancin, Bellino della Ciura, Giovanni Bellino e Vigiu dei Placioni, Bastè (Gabriele Nervo), Balestrin (Stefano Balestra), Andrea 'd general (Andrea Gramaglia) ed altri». Già nel 1954 il mercato si svolgerà però lungo il viale, davanti all'osteria Gallo. Promotori Giovanni Ardito e Stefano Balestra, il quale ricorda: «Dall'incrocio dei Bonini spostammo il mercato nel viale. Per richiamare i compratori avevamo fatto confezionare dei cestini da regalare alla gente di passaggio. Li avevano fatti le suore dell'Asilo, decorandoli con nastri tricolori. Abbiamo anche premiato con diplomi dipinti a mano dal maestro Dotta i produttori». Fu un successo e il 30 maggio 1954 nacque la prima Sagra delle fragole, come testimonia una bella foto in bianco e nero, con la prima miss fragulèra che offre i simpatici cestini ai visitatori. Lentamente, la fragola assume un ruolo d'eccellenza nei conti economici delle famiglie sommarivesi. Dopo le prime varietà, quasi sperimentali, si impone la "regina" di questi bricchi, la Madame Moutot. Si trattava di una fragola di grossa pezzatura, di provenienza francese, ancor oggi molto coltivata nel sud Italia. Poi, pur tra le difficoltà dovute alle prime malattie, si passerà alla Pocahontas, alla Gorella e alla Red Gauntlet: nomi che suscitano sicuramente in tanti ricordi ed emozioni. Ed è una crescita continua di varietà e di quantità che porta nel “paese della bela Rosin” lavoro, ma anche ricchezza e benessere. Un trend in aumento che impone, anno dopo anno, un mercato sempre più fiorente e frequentato. A fine anni ’50 il Comune acquista perciò il terreno e con il lavoro gratuito e volontario di centinaia di sommarivesi, che mettono a disposizione carri, cavalli, soprattutto braccia, nell'inverno tra il 1958 e il 1959, viene costruita lungo il viale la piazza, chiamata, con straordinaria lungimiranza, Piazza Europa.
Negli anni ’60 si tentano poi esperimenti nello spirito di orgogliosa ricerca dell'autosufficienza che ha sempre caratterizzato Sommariva Perno ed il Roero. Nel ’67 nasce così la coltivazione sotto serra, ancora una volta sul bric dij Binin, in Piano e alla Maunera, per merito di Antonio Cane, figlio di Pinotu 'd Mancin, Agostino Delmondo, Lorenzo Falco, Lorenzo Marengo, Ferdinando Messa e Giovanni Piagi, i quali “copiano” un esperimento in atto nel comune di Monteu Roero, ma adattandolo alla morfologia delle colline sommarivesi e soprattutto ingrandendolo immediatamente.
Ancora un quindicennio di grande fortuna, con decine di camion che, ogni sera, partono da Sommariva Perno carichi di plateaux destinati ai mercati di Torino, Milano, della Liguria, ma anche della Svizzera (nel 1982 a Sommariva Perno la produzione supererà ancora i 4.000 quintali); poi il lento, inesorabile declino, imputabile a dinamiche economiche e sociali che vanno ben oltre il microcosmo sommarivese e che costringono, alla fine degli anni ’80, a chiudere lo storico mercato di piazza Europa a Sommariva Perno, come imponevano le leggi regionali e soprattutto le regole di un mercato sempre più globale e attrezzato. Una storia semplice, come si può vedere, che però sa di fatiche, di sudori, di esperimenti, anche falliti, di ansie per un raccolto da cui dipendeva l’economia di centinaia di famiglie, di sguardi rivolti al cielo quasi per esorcizzare la “tempesta” che spesso si portò via il raccolto ormai maturo. Ma sa anche di tenacia, di inventiva, di speranza per un futuro migliore che però gli agricoltori di Sommariva Perno hanno sempre saputo preparare con intelligenza e con coraggio. (A.C.)